Quello con Connection è un rapporto ormai quasi ventennale. Un periodo in cui ho visto succedere molte cose e ho avuto la fortuna di assistere alla trasformazione dell’azienda dall’interno, quindi da una posizione privilegiata.
Dalla piccola azienda che realizzava quadri elettrici in un garage, fino ad avere due sedi per far fronte alla produzione. Ho visto la prima macchina che tagliava i cavi a misura e successivamente la prima stampante che scriveva sui cavi. Poi le macchine sono diventate due e poi tre. Ho visto l’evoluzione informatica dell’azienda con l’arrivo dei primi tablet in produzione e ho vissuto in prima persona ben due traslochi.
Quando è nata Connection, nel 1999, ero un semplice studente delle scuole medie che stava affrontando la terza, perciò era l’anno degli esami finali e, soprattutto, era l’anno in cui si sceglieva il nuovo percorso scolastico per la scuola superiore. Dai primi test fatti, è apparso che gli istituti tecnici sarebbero stati giusti per me, infatti frequentai l’ITIS di Conegliano dove mi diplomai come perito elettrotecnico.
Alla fine fu la scelta giusta, dopo gli esami arrivò la chiamata da parte di Connection e il colloquio andò bene. Durante questi anni, la mia famiglia, e in particolare la mia compagna, hanno sicuramente ispirato e sostenuto la mia crescita. Naturalmente, avere la fiducia di Roberto per questi diciannove anni è stato molto importante per me. In azienda, posso dire che di sfide ce ne sono state davvero tante.
Appena assunto, volevo dimostrare di essere un ragazzino che impara in fretta e non vedevo l’ora di mettere in pratica quello che imparavo. Volevo dimostrare di poter fare anche i lavori più difficili, di capire l’evoluzione tecnologica in atto, di poter rappresentare l’azienda e infine di poter gestire una linea, capire come eseguire i lavori e gestire il personale.
Mai una tregua! Sono una persona fortunata perché il luogo che più di tutti mi trasmette energia positiva è quello in cui abito. Amo stare con la mia compagna e insieme stiamo costruendo il nostro futuro. Se dovessi scegliere tre cose da portare su un’isola deserta, sarebbero oggetti che mi rappresentano e mi ricordano chi sono: un pallone, un casco e un cacciavite. Ho ricevuto tanti consigli e molti per fortuna li ho ascoltati essere sempre se stessi, guardare sempre avanti.
In Connection il miglior consiglio è stato quello di guardare il bicchiere mezzo pieno perché a ogni problema c’è sempre una soluzione.
Cristian Salamon