Con Connection c’è una forte collaborazione cominciata oltre dieci anni fa. Ho affiancato l’azienda in alcuni percorsi di certificazione, ma la nostra è una connessione che va ben oltre all’affidamento dell’incarico. Si è creato un grande rapporto basato sulla reciproca fiducia, sull’intesa e sulla collaborazione.
Quando è nata Connection, io mi stavo laureando all’Università di Firenze. Avevo sempre lavorato sin da giovane, ma mi sono laureato relativamente tardi perché ero anche studente, lavoratore e sportivo a livello professionale. Giocavo nel vivaio della Benetton Treviso. Nella mia carriera sportiva ho vinto due scudetti italiani giovanili e vari campionati seniores in diverse categorie.
25 anni fa ero di fronte a una scelta di vita fondamentale. Restare a Firenze, dove avevo vissuto per otto anni e dove avevo già offerte di lavoro, oppure ritornare in Veneto per seguire un’impresa di costruzione immobiliare della quale sarei stato Amministratore Unico. Fortunatamente ho scelto quest’ultima opzione.
Ho affrontato molte sfide stimolanti lungo il mio percorso. Ad esempio la prima stagione estiva in cui ho lavorato in cucina, o il riuscire a coniugare lo sport con un ottimo rendimento scolastico. Ricordo con piacere anche il primo scudetto Cadetti con la Benetton.
Con la forza di un gruppo magicamente unito abbiamo battuto una squadra molto più forte di noi.
Dopo aver smesso di giocare a basket sono passato dal pesare 90 chili a pesarne 139, con difficoltà enormi a schiena e ginocchia. Con l’esempio e il consiglio di una grande persona, ho iniziato prima a camminare regolarmente, poi a corricchiare e adesso ho già fatto tre volte la maratona di New York e completato le six majors, le sei maratone più importanti al mondo: New York, Berlino, Chicago, Tokyo, Boston e Londra.
La prima volta a New York mi sono dovuto fermare diverse volte per alcuni problemi. Poi mi è passato davanti un ragazzo senza una gamba che correva con le stampelle, con il sangue che colava dalle ascelle. Mi ha urlato Go for it, Never stop. Go for it era l’urlo che usavamo alla Benetton. Sono arrivato al traguardo e mi sono svegliato dopo un’ora nel presidio del pronto soccorso.
Il miglior consiglio che abbia mai ricevuto è senza dubbio quello del mio allenatore e mentore di Firenze. In quel periodo ero tornato a casa per problemi familiari e lui mi disse: Andrea devi tornare a Firenze e laurearti, e poi devi continuare sempre a studiare, non devi mai smettere di imparare qualcosa di nuovo o di migliorare quello che hai e che fai.
Andrea Pavanetto